Storico incontro per Papa Francesco a Torino: Bergoglio è il primo pontefice a visitare un tempio valdese. Ad accoglierlo nella chiesa di corso Vittorio Emanuele II, un canto in spagnolo, Cada cosa en la vida. Dopo i discorsi, il moderatore Eugenio Bernardini, che lo ha accolto, e lo stesso Papa pregheranno insieme il Padre Nostro. “Caro fratello Francesco, benvenuto” è il saluto del pastore valdese di Torino, Paolo Ribet, al Papa. “La incontriamo con gioia come un nuovo fratello nel nostro percorso”, aggiunge il pastore. “Vogliamo leggere la sua visita, che è stata definita giustamente storica, proprio in questa dimensione – aggiunge il pastore Ribet – Viviamo un’esperienza incoraggiante e spero anticipatrice di ulteriori esperienze ecumeniche anche a Torino”. Dopo il pastore Ribet è intervenuto il Moderatore della chiesa valdese rioplatense di Uruguay e Argentina, un omaggio alle origini del Papa. “Sarebbe bello – ha detto – poter organizzare un evento simile. Papa Francesco, si consideri invitato sin da ora…”.
LA DIRETTA
LA PRIMA GIORNATA A TORINO DEDICATA AGLI ULTIMI
Esorta il mondo economico a osare, invita i giovani a “non vivacchiare”, chiede alla Chiesa di “convertirsi tutti i giorni”. Con coraggio. E senza chiudersi in una società che esclude. E’ dedicata agli ultimi la prima giornata torinese di Papa Francesco. Dall’incontro con il mondo del lavoro a quello con i malati del Cottolengo, passando per il pranzo con i giovani carcerati e i senzatetto. Emozioni fortissime per i pellegrini che a migliaia dalla periferia al centro lo hanno atteso lungo le strade, gli occhi lucidi per la commozione, nella speranza di vederlo passare e di un saluto. “Torino ha vissuto una giornata unica e straordinaria, piena di emozione e di grande affetto per Papa Francesco – commenta il sindaco, Piero Fassino -. E il Papa ci ha ricambiato con generosità, con i suoi messaggi di fiducia”. E di vicinanza, come quella espressa ai “giovani disoccupati, alle persone in cassa integrazione o precarie” come “agli imprenditori, agli artigiani e a tutti i lavoratori dei vari settori, soprattutto a quelli che fanno più fatica ad andare avanti”.
Di prima mattina l’incontro in piazzetta Reale, dove Francesco stringe la mano anche a Sergio Marchionne, poi il raccoglimento davanti alla Sindone, seduto – e non inginocchiato – con la testa reclinata, le luci abbassate nel duomo di Torino, dove si ferma anche davanti all’altare del Beato Pier Giorgio Frassati. Preghiera e raccoglimento prima del bagno di folla di piazza Vittorio, sulla sponda del Po, il quartiere della movida torinese trasformato in una “chiesa senza mura”, proprio come aveva auspicato alla vigilia l’arcivescovo di Torino, monsignor Cesare Nosiglia. L’Angelus all’ombra della Gran Madre di Dio e del Monte dei Cappuccini, simboli della religiosità torinese, raccoglie 70mila persone nella piazza, almeno il doppio se si considerano quelle assiepate davanti ai 21 maxischermi allestiti per le vie del centro.
Il pranzo in Arcivescovado è un altro tuffo nella “fine del mondo”, un momento privato come la preghiera nel Santuario della Consolata, prima dell’omaggio a San Giovanni Bosco nel bicentenario della sua nascita. Nella basilica di Maria Ausiliatrice, dove i salesiani sono partiti per il mondo, Bergoglio parla a braccio e si lascia andare ai ricordi. Gli stessi che lo assalgono nella chiesa di Santa Teresa, quella del matrimonio dei nonni e del battesimo del padre. La lunga giornata si chiude con l’abbraccio dei giovani, in una piazza Vittorio di nuovo gremita, a cui Francesco concede anche qualche selfie. Poi tutti a casa, con un ricordo da conservare per sempre.
L’Italia non può aspettare la ripresa, serve coraggio e lavoro subito. Alla porta c’è un esercito di giovani, il 40 per cento di tutti gli under-25, che non ha futuro. Nella Torino che una volta era il ‘motore’ del Paese e che oggi, come tutta Italia, porta le ferite della crisi economica, il Papa lancia un appello forte. E anche delle idee come quella “educazione a misura di crisi” di cui parla con i Salesiani. Chiede poi di “tutelare i diritti delle donne perché sono discriminate anche nel mondo del lavoro”. E poi con i giovani, 90mila per lui a piazza Vittorio, si “permette”, come dice lui stesso, quasi in punta di piedi, una parola “impopolare”: “siate casti”. Le prime parole che pronuncia nel capoluogo piemontese sono per le persone messe in difficoltà della crisi: “Esprimo la mia vicinanza ai giovani disoccupati, alle persone in cassa-integrazione o precarie; ma anche agli imprenditori, agli artigiani e a tutti i lavoratori dei vari settori, soprattutto a quelli che fanno più fatica ad andare avanti”. E ascolta attento alcune testimonianze, che raccontano della difficoltà di tirare avanti ma anche della speranza che può nascere dalla famiglia e dalla fede. Torino oggi traboccava di gente. Giovani ma anche tante famiglie, in migliaia hanno voluto salutare Francesco e già all’alba la città aveva i ritmi delle ore di punta. Ma tra la gente comune ci sono anche i vip delle città. Non solo le istituzioni, con il sindaco della città Piero Fassino e il presidente della Regione Piemonte Sergio Chiamparino, l’arcivescovo Cesare Nosiglia, ma anche l’ad di Fca Sergio Marchionne, con il quale scambia anche una stretta di mano, e la famiglia Savoia. E lui saluta questa “terra benedetta” della quale si definisce “un nipote”.
Omaggia il Piemonte, ricordando santi e poeti. E i ragazzi rispondono alzando cartelli con scritto “Cerea Papa Francesco, ben tornato a casa”. E’ l’appello a creare lavoro il messaggio più forte perché non serve solo a produrre ma anche a dare “dignità alla persona”. Perché l’economia non può avere come obiettivo il profitto ma il “bene comune”, Papa Francesco allora ha sottolineato che bisogna dire una serie di “no”. “No alle collusioni mafiose, alle truffe, alle tangenti”. “Siamo chiamati a ribadire il ‘no’ a un’economia dello scarto”, “no all’idolatria del denaro”, “no alla corruzione”, “no all’inequità che genera violenza”. Poi il pensiero alle frange più deboli del mondo del lavoro. Le donne: “i loro diritti vanno tutelati con forza perché sono ancora discriminate”. I giovani: occorre “un patto generazionale”, “aprire concrete possibilità di credito per nuove iniziative” perché oggi sono esclusi “a modo di ‘usa e getta’”. E ai Salesiani chiede una missione una nuova, quella di mettere in campo “una educazione di emergenza”, che possa dar loro un mestiere perché a “questo 40 per cento – dice alludendo al tasso di disoccupazione giovanile degli under 25 – bisogna dare una risposta”. Ma si rivolge anche ai giovani: “andate controcorrente, non andate in pensione a vent’anni”. “Vivere, non vivacchiare!”, esorta facendosi prestare le parole dal beato Pier Giorgio Frassati, giovane tanto caro alla gente di Torino. Una giornata densa che ha visto tra i protagonisti anche i malati e gli immigrati. Domani lo storico incontro con i Valdesi, l’appuntamento con i rifugiati e il pranzo con i parenti piemontesi.
Fonte: ANSA