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Perché investire in Bulgaria?

La Bulgaria fa parte dell’Unione Europea dal 2007, questo è un elemento molto importante perché consente agli investitori italiani di avere una sorta di “garanzia comunitaria” che si esplica nella pratica in una maggiore certezza del diritto e regole più chiare e condivise (le leggi ormai sono quasi tutte espressione della volontà dell’Unione in molte materie soprattutto economiche). Per un imprenditore italiano che si affaccia a questo Paese, rispetto ad altri dove invece la certezza del diritto e le regole possono essere maggiormente “interpretate”, penso ad esempio al Medio Oriente o ai Paesi del Nord Africa o alle vicine Ucraina, Bielorussia, Moldavia, e altre, questa è una differenza sostanziale, che tutela e salvaguarda gli interessi dell’investitore.
Questo può apparire a prima vista un elemento scontato ma non è così: quando si va all’estero questo è il primo elemento da valutare, perché investire in Francia o in Tunisia, in Belgio piuttosto che a Dubai, comporta differenze enormi che vanno assolutamente tenute in considerazione rispetto alla protezione d’interessi e diritti.
Altro elemento sempre legato alla certezza del diritto e alla sicurezza dell’investimento è la stabilità della valuta bulgara (il Lev) che è legata all’andamento dell’euro dal 2007 il che azzera il rischio di svalutazione, nonché l’adesione all’eurozona a partire dal 2024.
Infine, un altro aspetto non irrilevante è che il Paese è sicuro anche dal punto di vista della criminalità, sia quella organizzata che esiste come ovunque, ma che non disturba le attività produttive e commerciali chiedendo il pizzo o protezione come in alcune aree della stessa Italia, sia quella predatoria da strada (scippi e rapine), perché vi è un controllo del territorio da parte delle forze dell’ordine assolutamente efficace, pertanto le principali città sono sostanzialmente sicure sia per viverci che per lavorare.

Ora veniamo ai fattori economici maggiormente collegati alle attività imprenditoriali.
Cosa si può fare in Bulgaria? Molte cose! Partiamo dall’attività industriale manifatturiera. Facciamo un esempio pratico:
Due soci fondano un’industria di confezione con 50 sarte e una dozzina di personale per gestione magazzino, ufficio commerciale, amministrazione, ecc. Poniamo il caso di avere già avviato l’attività (cosa per altro molto più rapida ed economica rispetto all’Italia per quanto attiene a permessi, licenze, obblighi ed oneri vari).
In Italia: 62 operai, a un costo medio di 2.000 euro lordi al mese (c.a. 1.200 netti) = 2.000x62x14 mesi = 1.488.000 euro anno per 11 mesi di produzione.
Costi energetici: (GAS, ELETTRICITÀ, ACQUA) c.a. 50.000 euro anno (50 macchine da cucire elettriche).
Affitto di un capannone in zona industriale di 1500 m2 = 40.000 euro anno.
Mettiamo che siano stati bravissimi e abbiano conseguito un utile a fine anno di 100.000 euro: tassazione 27% = 27.000 euro, residuo 73.000 diviso due soci: 36.500 euro a socio su cui 38% = 13.870 euro tasse= netto 22.630 euro cadauno. Tot carico fiscale = 54.740 (54,7%).
NB: Questi calcoli sono puramente indicativi perché non tengono conto dei costi indeducibili come l’Inps in capo ai soci, ecc., quindi è maggiore!

investire in Bulgaria

Ora vediamo la stessa situazione in Bulgaria:
62 operai, a un costo medio di 900 euro lordi al mese (c.a. 500 netti) = 900x62x12 mesi = 669.600 euro anno per 11 mesi di produzione.
Costi energetici: (GAS, ELETTRICITÀ, ACQUA) c.a. 35.000 euro anno (50 macchine da cucire elettriche).
Affitto di un capannone in zona industriale di 1500 m2 = 18.000 euro anno.
A parità di fatturato questi due soci con le stesse caratteristiche di sopra avrebbero un miglioramento dell’utile di:
Costi di personale in meno = 819.000 euro
Costi energetici = 15.000
Costi affitto = 22.000
Totale costi in meno = 856.000 euro.
Mettiamo che abbiano avuto maggiori costi di trasporto anche per 200.000 euro all’anno per la maggiore distanza dal mercato di riferimento, il risultato è comunque di 650.000 euro in più rispetto ai 100.000 in Italia.
Vediamo ora il calcolo delle imposte su un eventuale utile identico all’Italia:
Utile a fine anno: 100.000 euro, tassazione 10% = 10.000 euro, residuo 90.000 euro, distribuito ai 2 soci: 45.000 euro a socio, su cui si applica il 5% = 2.250 euro.
Se rimane in Bulgaria il costo totale delle tasse è di 14.500 (14,5%), se invece si vuole riportare tutto il guadagno in Italia, si deve aggiungere il 26%, tolto quanto già pagato:
45.000 x 26% = 11.700 – 2.250 = 9.450 a socio. In questo caso il totale è 11.700+11.700+10.000 = 33.400 (33.4%).
Ne risulta una differenza che va dal 21.3% al 40.2% in meno.
Si potrebbe quindi dire che anche a parità di costi (personale, consumi, affitti, ecc.) il semplice spostamento di una produzione dall’Italia alla Bulgaria, si migliorerebbe la performance minimo del 21% arrivando fino al 40%, ma dato che i risparmi sono reali, l’aumento del guadagno è considerevolmente maggiore!

Ora vediamo un altro esempio più semplice:
Un’attività commerciale all’ingrosso che importa dalla Cina prodotti di consumo e vende in Italia e in alcuni Paesi europei a negozianti appoggiandosi a trasportatori e logistica di terzi.
Il trasferimento in Bulgaria di un’attività del genere immediatamente comporterebbe una diminuzione dei costi per le operazioni doganali e scarico/carico dal porto di circa il 40%, la logistica locale con oltre il 40% in meno e la differenza in più o in meno sui trasporti verso l’Italia e i Paesi europei a seconda della collocazione (se nel Sud Italia non ci sarebbe quasi nessuna differenza, se nel Centro o al Nord ci sarebbe un aumento che varia dall’8 al 12%), ma con una differenza importante: l’IVA passerebbe dal 22 al 20%, con la certezza di ottenere il rimborso IVA entro 3 mesi dalla richiesta (per i prodotti destinati all’Italia) e la stessa differenza di tassazione mostrata nell’esempio precedente (riduzione dal 21 al 40%).

Per tutte le altre attività di servizi, vendite online, consulenze, ecc. l’importante è che vengano svolte dalla Bulgaria verso altri paesi, in questo caso si avrebbe solo il maggior guadagno sulla differenza di tassazione e un po’ di risparmio su eventuale affitto ufficio e costi del personale di segreteria.
Nel caso di attività legate all’IT, è importante sapere che la Bulgaria ha una lunga tradizione in questo campo, molto avanzato, dove è possibile reperire personale altamente qualificato, nonché è il terzo Paese in Europa per la velocità di internet.

Una particolare attenzione deve essere dedicata al mercato immobiliare.
La Bulgaria è stata l‘ultimo degli attuali Stati Europei, insieme alla Romania, a entrare nell’Unione Europea, nonché ultima ad essere interessata dagli investimenti immobiliari da parte di investitori esteri, che si è sviluppato a partire dal 2005-2006 ma che ha avuto uno stop e un successivo ridimensionamento a partire dall’autunno del 2008 come in tutti Paesi Europei e non solo, a seguito degli scandali delle banche americane e i mutui sub-prime. Questo ha portato in Bulgaria un aumento dei prezzi molto breve nel triennio 2005-2008 che si è interrotto bruscamente e sostanzialmente rimasto invariato sino al 2015-2016. In sostanza è l’unico Paese della UE dove la crescita del mercato immobiliare è durata solo 3 anni con un blocco del mercato di oltre 8 anni e pertanto i prezzi attualmente sono tornati quelli del 2008 e da qui in avanti non possono quindi che crescere.
Facciamo alcuni confronti con città paragonabili alla capitale Sofia (per dimensioni e tipologia, escludendo le città d’arte con molto turismo, come Praga o Budapest).
Prezzi medi al m2 di appartamenti in centro uso residenziale (2021):
Bratislava: 4.000 euro
Belgrado: 2.500 euro
Bucarest: 3.000 euro
Varsavia: 4.500 euro
Sofia: 1.500 euro

Ora ci si può aspettare con un certo grado di sicurezza che una capitale europea a tutti gli effetti vada almeno a posizionarsi, nel giro di 3/5 anni almeno con la media delle capitali dell’Est Europeo più vicine, magari escludendo Belgrado, che non fa parte dell’Unione Europea, ma che comunque ha già superato Sofia.

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